Quando si parla di depressione il suo senso comune ed immediato è quello di pensare ad un ritiro sofferto e radicale dalla routine di un quotidiano al quale è impossibile aderire, vissuto che non trova parole per dirsi, mezzi per cambiare condizioni che lo generano. I disturbi depressivi in genere sono il risultato di storie specifiche, dove la forma del disturbo stesso evolve insieme alla risposta che suscita, ma, a ben vedere, possono essere modi tra altri possibili di dare senso ad un’esperienza che potrebbe essere di tutti, ma che assume nomi, forme e quantità diverse. In questa prospettiva assumono significato, dunque, le proprie radici, i miti e le storie di cui siamo fatti e che ci governano.

La depressione e il lutto

Numerosi quadri psicopatologici possono essere accomunati da un denominatore rappresentato dalla morte, riconosciuta come limite ineluttabile, evento in grado di strutturare nella persona sintomi caratterizzati da disturbi della relazione. I miti, i riti e tutto ciò che si attiva nelle crisi prodotte dal passaggio della morte, non riguardano soltanto il periodo che segue immediatamente una perdita, ma si svolgono secondo un calendario di azioni destinate ad accompagnare l’allontanamento dell’idea della perdita stessa. Là dove la morte è lasciata alla sola elaborazione della persona che la soffre, e dove non ci sono strumenti di prevenzione, il rischio che il lutto diventi patologico e fonte di sintomi depressivi aumenta.
Non sempre la perdita che inaugura un dolore è legata alla scomparsa di una persona. Può trattarsi anche di una perdita di un’immagine positiva di sé, del proprio ruolo, o di visioni del mondo che davano speranza e che poi si svelano come illusioni. Già lo svolgersi di una normale esistenza prevede passaggi che comportano perdite e separazioni: nascere ,diventare adulti ,invecchiare, partorire, lasciare luoghi amati. Paradossalmente, sono proprio le società che più affiggono l’ideologia dell’autonomia dell’individuo a indebolirlo maggiormente rendendolo in realtà dipendente da attaccamenti a oggetti rapidamente deperibili, cui il soggetto affida una parte del suo valore, ma la cui evanescenza non può in alcun modo controllare.

La depressione e il trama fisico

A livello più profondo, poi, vi sono le alterazioni che seguono ad un trauma. Un trauma fisico, se ha luogo in contesti e storie specifiche, assume un significato e un potere destabilizzante particolari. Un’altra sorgente della sofferenza che può dar luogo a disturbi depressivi sono le situazioni di impotenza, di impossibile riscatto, di soggezione al dispiegarsi di eventi che non lasciano possibilità di risposta o iniziativa. A volte, sono momenti in cui la spinta emancipatrice, che permetterebbe l’affermazione della persona, minaccia di tradursi in azioni aggressive verso altri su cui il soggetto ha investito, o nei quali ha deposto una parte della sua identità. Allora, il movimento aggressivo rischia di distruggere insieme con il suo oggetto, anche chi lo agisce. Questa situazione riattualizza poi la memoria di tutte le esperienze analoghe precedenti, così che la persona ne è completamente schiacciata.

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