Mi piace leggere gli attacchi di panico come fossero una cerniera tra psichico e somatico. Le emozioni connesse a questi episodi sono paura e ansia contemporaneamente.

La relazione come causa degli attacchi di panico

Ma perché sopraggiungono gli attacchi di panico? Il vero problema risiederebbe nell’elaborazione delle minacce e nel controllo delle risposte di difesa.
Ci sono degli elementi comuni a tutti gli episodi di attacco di panico:

  1. Disorientamento
  2. Rabbia, alternata a rassegnazione
  3. Vergogna, legata sia alla perdita di controllo delle proprie facoltà mentali, sia al timore delle proprie azioni (ci si sente sbagliati).

Chi sperimenta il panico generalmente ha una costante paura di vivere un nuovo attacco. Ma distinguiamo tra paura e panico.
Se la paura indica la presenza di una situazione di pericolo fisico, il panico è quel senso di terrore generato dalla mancanza di una figura che possa fornire protezione e cura. Risulta connesso, dunque, al sistema dell’attaccamento, o meglio ad una iper sensibilità a tale sistema. Le aree di indagine saranno quindi tutte le esperienze separative, dalle più precoci.

L’attacco di panico e la relazione genitore-figlio

Un genitore potrebbe percepire il figlio come fragile ed indifeso, come se avesse bisogno di continua protezione, in realtà potrebbe essere lui stesso ad aver bisogno di rassicurarsi sullo stato di salute del figlio. Quest’ultimo crescerà con questa percezione di sé, comportandosi come se dovesse sempre salvaguardare la propria integrità fisica.
Genitori “bisognosi” potrebbero in qualche modo aver responsabilizzato quel figlio troppo in fretta, minando inconsapevolmente il suo senso di sicurezza. Oppure genitori spaventati-spaventanti che hanno contribuito, senza saperlo, ad alimentare paure ed insicurezze.
Inoltre l’ipervigilanza e controllo disattivano il sistema esplorativo del bambino, attivando di contro quello del pericolo.
La stanza di terapia diventa in tal senso il giusto contenitore entro cui elaborare esperienze che ci hanno portato ad essere spesso in all’erta.

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